Se pur il tema contrasti, nelle scene la presenza dell'uomo non viene mai negata: in tutte le foto c'è qualcosa che riporta all'umanità, come ad esempio le due persone sotto l'ombrellone nella vastità della spiaggia o ancora il pedalò abbandonato, ma pur sempre usato, da qualcuno.
E poi ci sono le finestrelle e le scale: da dove saranno scese e si saranno affacciate molte persone nel corso degli anni, fino ad arrivare al cagnolino che sicuramente aspetta impazientente l'arrivo di un padrone a noi sconosciuto.
Quella rappresentata da Nadia è, quindi, una solitudine diversa, introspettiva e rivolta verso l'abbandono nei confronti della nostra terra: il vuoto che si prospetta dinnanzi ai nostri occhi, l'anima che cerca di rifugiarsi nella natura incontaminata di una realtà fatta di simboli e presenze ormai inesistenti.
Nadia Giovinazzo nasce a Cinquefrondi il 15/2/85.
Fin da piccola manifesta il suo talento artistico volto, particolarmente, alla fotografia in cui si percepisce già da subito la sua voglia di mettersi in gioco e di entrare a far parte di quest'arte.
All'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria percorrerà le varie strade proposte dall'arte fotografica, ed ecco che dopo i suoi autoritratti intraprenderà la tecnica del reportage, raccontando ed esprimendo, tramite immagini e diverse tematiche, le varie sfaccettature di un mondo scoperto e filtrato attraverso l'obiettivo.
Tutt'oggi frequenta un prestigioso workshop sul foto giornalismo e sulla fotografia naturalistica dove è a contatto diretto con grandi fotografi di National Geographic Italia.
Dove: Vico Drago
Quando: dal 22 al 24 agosto